Lunedì, 03 Agosto 2009 14:59

Summer School 2009. L'abstract dell'intervento di Annamaria Fantauzzi

Scritto da  Gerardo

XVI International Summer School on Religions:
Il colore della pelle di Dio. Forme del razzismo contemporaneo
San Gimignano (Siena), 28 agosto – 1° settembre 2009
Nel seguito puoi leggere l'abstract di "Al-dam khasser tayekhlaa", il sangue cattivo che fa paura. Percezione, linguaggio e rappresentazione del sangue degli immigrati marocchini, di Annamaria Fantauzzi. A margine, la scheda dell'autrice.
Questo intervento è in programma sabato 29 agosto alle ore 9:30.
Da qui, puoi leggere o scaricare la versione PDF del programma completo.


Annamaria Fantauzzi: "Al-dam khasser tayekhlaa", il sangue cattivo che fa paura. Percezione, linguaggio e rappresentazione del sangue degli immigrati marocchini.

La comunità marocchina di Torino, prima in Italia, ha organizzato numerose raccolte di sangue con l’AVIS comunale. La maggior parte dei donatori, nel tentativo di spiegare le motivazioni di tale gesto, hanno fatto riferimento ad una sura del Corano (V, 32): «Colui che uccide una persona è come se uccidesse tutta l’umanità; colui che aiuta una persona è come se aiutasse», sebbene abbiano sovente espresso la necessità di non far conoscere, al potenziale ricevente italiano, da chi derivasse il sangue, in una sorta di reificazione del sé e della propria identità. Anche nella donazione anonima, il sangue può veicolare non solo i tratti fisiologici e genetici del suo donatore ma anche le caratteristiche culturali e identitarie. Per questo, nell’immaginario collettivo italiano, il sangue di un donatore marocchino viene spesso percepito come più “sporco”, perchè foriero di malattie infettive, oppure associato a quegli stereotipi mass mediatici che rappresentano il marocchino musulmano come potenziale terrorista (di qui la pulsione del sangue collegata ad una bomba), come venditore ambulante o pusher (di qui il colore più scuro perché contaminato e infetto). Queste ed altre rappresentazioni (e auto-rappresentazioni), di cui si renderà conto a partire dai dati della ricerca etnografica svolta comparativamente a Torino e in Marocco, sono il prodotto di percezioni xenofobe e islamofobe, con cui si tende a reificare il corpo dell’altro, rifiutandolo e negandolo. Siffatte forme pregiudiziali e razziali, che nascondono la paura dell’alterità, confutano anche l’accettazione di un linguaggio e di un’appartenenza comune che il sangue sembra, altrimenti, rappresentare come umore corporeo universale, proprio di ogni essere umano.

Annamaria Fantauzzi. Antropologa culturale, è assegnista di ricerca presso IRIS-EHESS (Parigi) e docente a contratto in Antropologia culturale e medica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino. Dottore di ricerca in Etnoantropologia e Etnologia all'Università di Roma “La Sapienza” e in Anthropologie sociale et Ethnologie all'EHESS di Parigi, è cultrice della materia all’Università di Torino, è docente di Antropologia Medica presso la Libera Università Europea A.E.ME.TRA e di Antropologia Culturale presso alcune scuole superiori. Membro del comitato scientifico dell’International Journal of Media Discourse in the Muslim World (Marocco - USA, Oregon) e del gruppo di ricerca in Anthropologie Comparative des Sociétés Musulmanes del LAS – EHESS, collabora con il CERSS (Centre d’Etudes et de Recherches en Sciences Sociales) di Rabat come responsabile della cooperazione internazionale Italia-Marocco del PNUD-EMIAS. Ha tenuto corsi di Antropologia culturale e medica presso l’Università di Rabat-Agdal, Casablanca e Beni Mellal ed ha collaborato ad una serie di corsi su Antropologia della morte con la Federcofit di Milano. Dall’ottobre 2006 è responsabile dell’Osservatorio Scientifico Nazionale per la cultura del dono del sangue delle comunità immigrate per AVIS Nazionale, per la quale ha organizzato alcuni convegni nazionali ed internazionali sugli aspetti antropologici del dono ed è tuttora referente di un progetto per il Servizio Civile Nazionale. In precedenza, con il conseguimento del DEA (EHESS di Parigi), ha rivolto la sua attenzione allo studio delle carte dell’Archivio Ernesto de Martino di Roma, dove ha svolto attività di ricerca sugli appunti editi ed inediti relativi alle spedizioni lucane. Borsista del Ministero degli Affari Esteri, ha svolto una ricerca presso l’Università di Losanna, con un’indagine etnografica sui rituali funebri degli immigrati italiani nel canton Vaud. Ha collaborato con la Regione Abruzzo per la trascrizione e la rielaborazione storico-antropologica del carteggio del folklorista Gennaro Finamore con corrispondenti italiani e stranieri. A partire dal 2002, ha condotto diverse attività di ricerca etnografica in Italia, in Svizzera e in Marocco e attualmente si occupa di una ricerca sulle seconde e terze generazioni maghrebine nel contesto torinese. Tra le sue pubblicazioni, un volume, saggi e articoli di carattere nazionale e internazionale su storia delle tradizioni popolari dell’Italia centro-meridionale, antropologia dell’Islam, antropologia del Maghreb, antropologia delle migrazioni e antropologia medica, riferiti a quattro terreni di ricerca: Kenya, Italia, Svizzera, Marocco.

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